
VECCHIO FRACK di Domenico Modugno

★ Musica Anni ’50 ★
Un classico di Domenico Modugno, nonché della Musica Italiana, non è semplicemente il ritratto di un uomo nobile e ben vestito che a mezzanotte cammina per le strade, come anche le note lasciano intendere, con quell’adieu, l’addio al mondo di quell’uomo che lentamente lascia questa vita, e di lui resta soltanto un frack che galleggia nel fiume. La canzone, scritta da Domenico Modugno, era chiaramente ispirata al supposto suicidio di Raimondo Lanza di Trabia, inventore del calciomercato, che nel 1954 cadde da una finestra dell’hotel in cui alloggiava. Aveva 39 anni.
Non si è certi che si trattasse di suicidio, le circostanze non furono mai rese note, ma sembra che l’uomo navigasse in brutte acque, dopo una vita agiata si era ritrovato sul lastrico, pertanto l’ipotesi del suicidio è stata abbastanza accreditata. Nei versi della canzone sono numerosi gli indizi che riconducono a costui, anche se Modugno fu tarpato dalla censura, ed alcune strofe dovettero essere necessariamente modificate.
Il pezzo, musicalmente essenziale, ha invece una profondità notevole, suonato semplicemente con la chitarra su cui Domenico Modugno batteva il ritmo. Un artista in grande stile, che scelse la formula migliore per interpretare il tono triste e nostalgico della canzone.
Anche vecchio frack, che sarebbe il titolo, andò a sostituire la strofa quell’uomo in frack, poiché quest’ultima lasciava ampiamente intendere il suicidio, per l’uomo deceduto che galleggiava nel fiume. Così, non fu risparmiato neanche quel ad un attimo d’amore che mai più ritornerà, in quanto all’epoca i riferimenti ai rapporti intimi erano vietati poiché immorali. Modugno, però, nelle sue esibizioni dal vivo ha sempre cantato la versione originale.
Vecchio frack (1955) fu reincisa cinque volte dallo stesso Modugno (e sempre la versione originale), per via dello strepitoso successo che ottenne, senza contare le varie cover pubblicate negli anni successivi, anche in tempi recenti. Una delle migliori è sicuramente quella di Claudio Villa, pubblicata nel 1963. Ricordiamo poi Enrico Ruggeri, i Negramaro e i Tiromancino, ma se nelle versioni moderne si è portato qualcosa in più, l’interpretazione di Domenico Modugno non avrà mai eguali.


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