
PICCOLA STELLA SENZA CIELO di Luciano Ligabue

Piccola stella senza cielo può essere considerata la canzone di debutto di Luciano Ligabue, insieme a Balliamo sul mondo, in quanto sono i primi due brani che lo hanno consacrato al grande pubblico, conferendogli la notorietà. Fino ad allora non aveva pensato alla carriera di solista, infatti fece parte degli Orazero, un gruppo musicale nato nel 1986 che si sciolse nel 1989, per poi riprendere nel 2003.
Entrambi i brani erano inclusi nel suo album d’esordio, dal titolo definitivo Ligabue (1990, originariamente doveva intitolarsi “…e non è obbligatorio essere eroi”), ma mentre Balliamo sul mondo venne presentata al Festivalbar del 1990 che gli diede il riconoscimento di miglior artista emergente, Piccola stella senza cielo non uscì nemmeno come singolo, tuttavia nel 2003 Ligabue rimediò e ne fece un singolo, guadagnando così un Disco d’Oro e di Platino. Anche l’album vinse il Disco d’Oro, in definitiva fu un debutto che ebbe personalità, come l’artista stesso affermò.
Eppure, dopo questo debutto significativo Ligabue subì una crisi, l’album successivo andò a buca e parve scivolare lentamente, quando nel 1995 tornò alla ribalta con Buon compleanno Elvis. Era il suo quinto album ma è considerato il suo primo vero album, che gli diede posizione e successo nel panorama musicale italiano.
Piccola stella senza cielo è una canzone rivolta ad una giovane donna, solare e a tratti ingenua, che corre il rischio di essere tirata giù dalla cattiveria ed ipocrisia altrui. Ci vuole poco a bruciarsi, quando si possiede questa caratteristica, che pur essendo considerata una pregevole qualità, è fonte di dolore e patimenti. Il testo è molto poetico e fresco, spontaneo, e di fondo la protagonista non era ipotetica, è una persona realmente esistente ed è un’amica del cantante.
Il videoclip ufficiale venne girato a Venezia nel 2003, alla sua seconda uscita, e ritraeva una bambina che giocava con una biglia di vetro in una città deserta, dove le gondole fluttuavano a mezz’aria in uno scenario del tutto surreale. Di sicuro voleva trasmettere il messaggio che, per poter mantenere integra la propria ingenuità, per non soffrirne, è necessario continuare a vivere nel proprio mondo, anche immaginario, senza avere alcun contatto con gli altri. Ma ciò, ovviamente, non è possibile.


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